Fuoco Lento
Dalla Rubrica “SCELTI PER VOI”
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Country Life è un’importantissima fiera del vivere in campagna, dell’agriturismo e della gastronomia tipica. Quest’anno si è tenuta per la prima volta a verona, dopo 18 anni di sede a Modena. Ferruccio Sgubin è stato invitato a partecipare con il suo Agriturismo Cjant del Rusignul nello spazio “I Paesaggi del Gusto” occupato dacinque ristoranti del Nord Italia per presentare la cucina tipica e il proprio territorio. La famiglia Sgubin ha proposto la Jota, il Frico, la Gubana e ovviamente Piccolo COLLIO… Ecco le immagini dello stand allestito da Sgubin: La Vespa Gialla del Collio, tutti i colorati gadget di Beba e le 18 bottiglie dei vignaioli di Piccolo COLLIO: Il team Ferruccio Sgubin-Cjant del Rusignul, con le t-shirt di Beba: Dal sito udine.mondodelgusto.it Il latte e i formaggi di Borg da Ocjs a Borgnano (Udine)I formaggi e lo yogurt di inizio 2011 a pochi passi da Udine – Ci sono gesti che valgono più di mille parole: quello al quale ho assistito l’altro giorno è emblematico, semplice, efficace e soprattutto importante: un cliente dello spaccio di Borg da Ocjs è entrato riportando i 12 vasetti vuoti, per cambiarli con 12 vasetti pieni di yogurt fresco. Un gesto semplice, che la dice tutta sul rispetto per l’ambiente, sulla voglia di freschezza e sulla certezza della qualità: siamo in un’oasi della natura e del gusto, ma anche del piacere e dell’amore per la natura. Siamo dove la pianura friulana sale lentamente verso il Collio, ancora lontano, ma prepotentemente vicino nelle scelte gastronomiche e nella voglia di qualità e marketing; siamo da Giuseppe Zoff, nella sua azienda agricola chiamata “Borg da Ocjs”. L’azienda produce latte e derivati a ciclo completo e le richieste del mercato, di amici, di piccoli negozi, assorbe tutta la produzione. Sono 70 i capi di Pezzata Rossa Italiana nella stalla di Zoff e annualmente vengono lavorati e prodotti circa 100 quintali di formaggi, yogurt, latte crudo, ricotta, caciotte, stracchino e “primo sale” ovvero il formaggio ultra fresco di un giorno. La campagna dcell’azienda, 30 ettari circa, non vede mai trattamenti chimici, il terreno ospita mais, foraggi, soia e medica; nella stalla le mucche producono il latte come una volta, 20/25 kg. al giorno e tutto il latte viene lavorato in casa, escluso quello della domenica. Il caseificio interno, a ridosso della casa, che è vicina allo spaccio, attaccato alle camere, attorno alla sala della colazione, affacciata sul cortile, al termine della strada alberata…insomma è tutto nel giro di pochi metri, il caseificio ha molti amici, molti clienti privati, molti ristoratori e qualche negozio di alimentari, quelli piccoli di una volta, che hanno scelto la strada della qualità per sopravvivere e cercarsi una nuova storia e una nuova identità: quella del rispetto per le tradizioni e la qualità dei prodotti, come “Il Piccolo Collio”, ma di questo parliamo un’altra volta. L’ospitalità agrituristica viene fatta in 5 comode camere, frequentate da gente di Milano, di Bologna, del Nord Ovest d’Italia, tutti amici di amici, arrivati sin qui con la formula del passa parola e della “raccomandazione”. Le mucche, come si diceva, sono della razza Pezzata Rossa Italiana e, giunte al termine della fase produttiva o per altri motivi, vengono mandate al macello, con una particolarità: il “pacco famiglia”. Ci siamo molto incuriositi per questa definizione: in pratica la mucca, allevata come viene allevata e alimentata come viene alimentata, produce un’ottima carne, che è assai richiesta dagli amici e clienti di Zoff. Quando si capisce che una mucca è destinata al macello, si avviano le prenotazioni del “pacco famiglia” ovvero un tot di carne, uguale per tutti, ricavata appunto dalla macellazione e venduta a circa 20 persone, in confezioni sottovuoto da 10-13 kg, a seconda del peso dell’animale. Carne pregiata, prenotata, ricercata e che vede una lunga lista d’attesa: potenza del passa parola e della qualità. E del prezzo anche ovviamente. La visita a questa piccola grande realtà si conclude con l’assaggio dei prodotti e il sorriso della moglie Laura che prepara il caffè, ospitale e gentile. Abbiamo scoperto una piccola realtà dal grande cuore, e dalla grande bontà: siamo vicini a Udine e al mare, lontani anni luce dai centri commerciali e dai prodotti tutti uguali: qui ogni forma di formaggio potrebbe chiamarsi per nome, e chiudiamo con la frase che maggiormente ci ha colpito: “non serve parlare di biologico, basta rispettare la tradizione”. Semplice e vero, Zoff. Dal sito: udine.mondodelgusto.it Con Josko Sirk alla scoperta dell’Aceto di uva in FriuliL’aceto d uva: prodotto di punta del 2011 in tutto il Friuli (Udine) - Vi immaginate Cristoforo Colombo che si reca dalla Regina Isabella di Spagna e cerca argomenti tecnici e scientifici per convincerla a farsi dare una flotta? Non credo proprio, avrà usato invece tutto il suo fascino, le parole, le suggestioni, lo sguardo vivo e intelligente, le emozioni più vive per convincerla a provare un sogno. Ecco: Josko Sirk è uguale, quando ti parla dell’aceto. Per capire in fondo Josko Sirk e il suo aceto straordinario, devi andare con lui, nel bosco, al limitare del bosco, dove le viti terrazzate degradano verso la strada scendendo dalla collina, dove il bosco degrada a terrazza verso la strada, dove l’acetaia, a terrazza, anche essa, degrada verso il basso. Una acetaia a gradoni, in legno, bella fuori e stupenda dentro, dove le botti in legno producono l’aceto, direttamente dall’uva. Storia interessante quella dell’aceto della Subida: prima di raccontarla brevemente però Josko ci pone un interrogativo: “Perché si parla di vino, di birra, di olio e mai di aceto? Eppure la storia è piena di riferimenti alimentari all’aceto e viene usato da migliaia di anni, ma manca la cultura dell’aceto”. Ecco la questione sta tutta in questi termini: tutti usiamo l’aceto, di mele, di vino, aromatizzato, di riso, balsamico, ma non c’è una cultura ed una conoscenza dell’aceto, così come manca una gamma di fascia alta di questo prodotto. Partito con l’idea di fare del buon aceto, Josko comincia a lavorare sulla materia prima: come per la grappa se la materia prima è ottima anche il prodotto finale lo sarà, se viene usata una base scadente, anche il risultato finale sarà mediocre. Partendo dall’ottimo vino della zona, Josko produce per anni dell’aceto intenso, corposo, profumatissimo, di fascia alta, eppure non è totalmente soddisfatto. Ci porta per mano, Josko, scendendo i gradoni dell’acetaia a degustare l’aceto, che pur sempre vino è in origine. La degustazione dell’aceto non fa parte delle piacevolezze della vita, non ti lascia la bocca buona, anzi, ma appartiene piuttosto alle degustazioni conoscitive, sensoriali, informative, culturali. Si guarda, si annusa, poi si bagnano le labbra e si sputa, si porta in bocca e si sputa, si tiene un piccolo sorso e si sputa e quel che senti è, inconfondibile, l’aroma dell’aceto, che tutti conosciamo, eppure raramente associamo al ricordo alimentare. Poi, quel furbacchione di Josko, ti spiega come, all’improvviso, ha cambiato idea e, lui uno dei 4 in Italia, si è messo a fare aceto direttamente dall’uva. Uva bianca, autoctona, ottima per fare ottimo vino e quindi, ragionamento senza difetti, ottima per fare aceto. Si folla l’uva direttamente in acetaia, in piccoli tini, facendolo fermentare fino alla fine della trasformazione alcoolica ed appena questa tende a fermarsi viene innestata la acetificazione con l’ ”aceto madre” e si aspetta. Un anno. Dopo questo sonno lavorativo, si torchia leggermente il contenuto, si travasa in botticelle e si lascia invecchiare, per tre, quattro, anche cinque anni. Ecco che allora la seconda degustazione di aceto, dopo quello di vino, quello di uva, ti sorprende: per il colore, ambrato, per l’odore, intenso ma sopportabile e non sgradevole e soprattutto per il sapore, sempre aceto è, ma nobile, delicato, rispettoso che impone dolcemente la sua forza e allora capisci come quel furbacchione astuto intelligente gentile educato sorridente di Josko, abbia fatto centro. La domanda seguente è ovvia: con cosa si abbina questo prodotto di nicchia, ma che dovrebbe essere sempre presente nelle tavole di chi ama mangiare bene e degustare i prodotti naturali della terra e del mare. La risposta sta in un gesto: “spuzz”, ovvero usare lo spruzzino. L’aceto straordinario di Josko Sirk non deve essere usato come quello in bottiglia per condire a copiose gocce l’insalata, ovvero anche (ovviamente), ma non solo. Va spruzzato sull’uovo al tegamino ( l’abbiamo provato, diviso a metà, con e senza, ed erano due uova diversissime), sui pesci grassi, sui frutti rossi, sulle trippe, sulle minestre grasse, sugli asparagi, sul boreto, su alcuni formaggi e, ultimo ma non ultimo, nel sorbetto all’olio d’oliva preparato per noi. In conclusione oggi abbiamo colmato una lacuna, una mancanza di conoscenza che è sempre utile e rende più piacevole la vita; abbiamo, è vero, il sospetto che la bravura e la calda appassionata spiegazione di Joska sia stata parte fondamentale di questa “lezione”, ma non di meno siamo più ricchi di prima. Sirk è anche uno dei fondatori dell’Associazione Piccolo (grande) Collio e ne va fiero ed orgoglioso, perche il suo aceto, al pari di altri prodotti e persone di grande livello, può essere punto di riferimento per il turismo eno gastronomico della zona; è anche titolare di un ottimo ristorante (La Subida), ma di questo parleremo un’altra volta.
Collio Italy Spotlight: Edi Keber WineryPosted on 04 January 2011My recent visit to the Collio region in Italy has left a permanent mark on me both personally and professionally. I can’t remember the last time I have met a more passionate group of wine-industry folks and certainly have never met anyone with the history of this region (that’s not to say, they’re not out there, I just haven’t met them yet). One of the coolest dudes there was Edi Keber – his winery spans multiple family generations and sits right on the border of Italy and Slovenia. In fact, some of the vineyards are in Slovenia. His passion matches his hospitality and obvious love for both his craft and the people who enjoy wine. Here is Edi, in his own words (via an interpreter): Edi and his staff welcomed myself and the other wine/food editor’s I was traveling with, with open arms and an open table where he proceeded to feed us a home-made barely-soup with bacon in it. During the lunch, he proceeded to talk about the history of the wine, the way they produce it to preserve a sense of place and make some fun jokes. He told us that he is moving to all concrete fermentation tanks as apposed to stainless because “stainless has no soul”. As you can see in the picture below, he doesn’t take himself all too seriously and also has no problem heavily promoting Collio (the logo on the apron and the yellow glasses – yellow is the “color of Collio since it’s a common color of the wine there – in fact, one of the producers has a Porsche that says “Drink Yellow” on it.) Edi was such a likable dude, that there were a few of us that told him “we aren’t too old to be adopted, however, he said he’d only do so if we were female”. While his winery doesn’t have a website (that I know of anyways), you can find a bit more details on them at their U.S. importer, Jan D’Amore wines: E’ on line il nuovo sito di Zoff Formaggi e dell’Agriturismo Borg da Ocjs: potrai trovare splendide fotografie delle mucche di Giuseppe, tutte le informazioni sulle confortevoli e rilassanti camere dell’agriturismo, i metodi di produzione e tutte le caratteristiche dei famosi formaggi, yogurt e mille altri gustosi e genuini prodotti. Basta un clic…… www.borgdaocjs.itEcco intanto l’anteprima del nuovo punto vendita dell’Azienda:
I formaggi di Beba, il Latteria, il Montasio e il Tolmin di Fossa, si sono presentati alla Trattoria dalla Libera, di Sernaglia della Battaglia, vicino a Treviso. La serata è stata organizzata da Papageno e l’ospitalità della famiglia Stella è stata eccezzionale: dei colleghi splendidi, un locale da visitare! Sono i giorni di San Martino e si apre la fossa. Renato ci tiene a far notare che nonostante faccia questo lavoro da quando era bambino, le giornate prima dell’apertura sono giornate di apprensione: la grande curiosità di verificare il lavoro svolto, la preoccupazione che tutto sia andato bene.
To be continued… |
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